La semina del mattino
134. «Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti» (2Gv 1,6).
Tredici versetti appena compongono la Seconda Lettera indirizzata da S. Giovanni ad una comunità dell’Asia Minore. Gesù aveva parlato del suo comandamento dell’amore e l’aveva lasciato come testamento agli Apostoli ed ai cristiani. L’evangelista, acuto teologo dell’amore, lo ripropone nel suo Vangelo e nella Prima Lettera e qui ne specifica ancora una volta la consistenza e l’essenza: «camminare secondo i comandamenti». È questa la manifestazione pratica dell’amore per Dio e per il prossimo, messa sullo stesso piano di una conoscenza autentica e vera di Dio. Diversamente si rischia di essere bugiardi e di vanificare la completezza dell’amore. Una parola ed una realtà fortemente inflazionata può mettere nelle condizioni di auto-ingannarsi se non si comprende bene il significato pregnante dell’amore che è dono ma anche impegno, che ci è elargito con generosità ma che va ricambiato, che non consiste in parole, ma in fatti e verità. Il banco di prova sono proprio i comandamenti, il decalogo dato da Jawhè a Mosè, ribadito da Cristo ed esemplificato nei due comandamenti grandi: l’amore per Dio e l’amore per il prossimo. Ciò non significa che gli altri sono elusi, ma compresi. Chi ama Dio infatti non uccide, non ruba, non calunnia, rispetta la sacralità del suo corpo, onora i genitori, non attenta alla roba ed alla persona di altri. A volte intorno a questo si sviluppa una grande confusione, frutto di bigottismo e di una conversione non autentica e radicale. «Conosco un solo dovere, quello d’amare. A tutto il resto dico no», affermava l’ateo francese Albert Camus. L’uomo è un cuore d’amore in cammino. P. Angelo Sardone