«Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù» (Rm 3,23). Dopo aver annunziato ai Romani il tema generale della sua lettera, una sintesi-capolavoro di teologia, basata sul Vangelo, apportatore di giustificazione per chi crede, con caratteri di straordinario realismo Paolo descrive la situazione generale dell’umanità: tutti hanno peccato. La conseguenza è drammatica perché Dio ha lasciato l’uomo alla sua condizione di peccato, sia i pagani in quanto tali, che i Giudei. I primi si sono distinti nell’esercizio di passioni ignominiose: rapporti sessuali contro natura, turpitudini ed aberrazioni, con ogni genere di malvagità (cattiveria, cupidigia, malizia, invidia, lite, frodi etc.). I secondi hanno manifestato la durezza del loro cuore e della loro mente dinanzi al pentimento, attirandosi tribolazioni ed angustie. L’azione di Dio è salvifica dinanzi alla situazione precaria dell’uomo dominato dal peccato che l’ha profondamente degradato togliendogli l’immagine di Dio, cioè la partecipazione alla sua vita ed alla sua grazia. La medesima gloria gli sarà restituita dopo che sarà stato giustificato e raggiungerà il suo più pieno significato di «figlio di Dio», rinato per opera di Gesù Cristo. Queste indicazioni fotografano la situazione di sempre dell’uomo senza Dio e senza Cristo. Oggi sono più che mai realistiche dal momento che ci si illude di poter star bene con un pizzico di buona volontà, un po’ di entusiasmo passeggero, un prete compiacente e tutto fa brodo. Non è proprio così. Il Cristianesimo è una cosa seria e richiede ogni giorno una adesione fiduciosa ed obbediente che permette a Dio di entrare nella vita di ciascuno e di cambiarla veramente. P. Angelo Sardone