Si impara a vivere ogni giorno. L’arte della vita si apprende dalla morte. Ogni giorno è un giorno di vita ed un giorno di morte. La conclusione dell’esistenza umana, a qualunque età ed in qualunque modo essa avvenga, lascia sempre un grande vuoto, un immenso dolore, un angosciante interrogativo. L’uomo è stato creato per la vita: ma allora perchè la morte? L’apprendiamo con dolore come conclusione e distacco; la constatiamo con orrore, la raccontiamo con pudore come sfera delle realtà sacre. La morte è un nonsenso, è un mistero: pur tentando di dare una risposta, l’uomo rimane comunque deluso. A meno che non si rifugi nella fede. Gesù Cristo, come uomo, ha voluto subire la morte: in Lui essa ha avuto il valore universalmente purificatore, ha realizzato la radicale riparazione del peccato, ha fatto riconquistare la grazia ed ha aperto la strada della risurrezione per vita senza fine. Le notizie di questi giorni mettono a dura prova la stabilità emotiva, le certezze alle quali si aggrappa la vita, determinano lo stupore silente dinanzi agli imperscrutabili voleri di Dio e soffocano il dolore nelle lagrime che rigano il viso e solcano il cuore. Anche Dio piange con noi. La sua lagrima scende dal cielo ad ogni morte sulla terra: battendo sull’arida roccia del suolo calcareo e sul cuore sanguinante di chi piange, schizza violentemente e diventa un oceano che invade il mondo, un torrente di consolazione che investe il cuore, acqua battesimale che purifica e santifica. Nel sangue di Cristo e nella sua morte in croce si apre la certezza della vita eterna. In questa fede, la vita sulla terra matura e ciascuno trova un senso per guardare con occhi diversi la realtà che ci circonda e la morte che ogni giorno invade la vita. P. Angelo Sardone