«Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti» (1Sam 15,22). Con Dio non si scherza. L’obbedienza al suo volere è superiore a qualsiasi cosa, finanche ai sacrifici offerti a Lui. Ampiamente lo dimostra la terribile esperienza vissuta da Saul, il primo re di Israele, che Dio stesso aveva indicato e fatto ungere come tale. Nella lotta contro gli Amaleciti, una popolazione circostante pronta ad invadere e possedere, il Signore aveva dato ordini precisi: attaccare e votare tutto allo sterminio, bottino e bestiame. In parte il re aveva obbedito, ma insieme con l’esercito vittorioso ed il popolo, aveva preferito tenere il bestiame minuto e grosso, con lo scopo di sacrificarlo al Signore a Gàlgala. Sicuramente si trattava di una buona intenzione che però contrastava con quanto il Signore perentoriamente aveva ordinato. La conclusione di questa vicenda contiene innanzitutto una considerazione di Dio: l’obbedienza alla sua Parola è gradita più di tutti gli olocausti ed i sacrifici. Obbedire è meglio che sacrificare. La ribellione alla sua Parola e l’ostinazione non sono ammessi da Dio. La conseguenza per Saul è terribile: dal momento che non ha obbedito ed ha rigettato la Parola di Dio, da Dio stesso è rigettato come re. A Dio piace, infatti, l’obbedienza interiore più che il rito esterno. Nella mentalità biblica agire contro il volere di Dio significa esaltare il volere di qualcun altro e quindi cadere nell’idolatria a cominciare da se stessi. Le perplessità sicuramente derivanti dal dato storico, devono indurre a comprendere la diversità dell’operato di Dio che è sempre comunque fedele alla parola data e se ordina qualcosa, lo fa per l’esclusivo bene del credente. P. Angelo Sardone