«Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco» (Gen 17,19).
Dopo aver confermato la sua alleanza con Abram, il Signore gli chiede di camminare in maniera integra, cambia il nome a lui ed alla moglie ad indicare l’inizio di una nuova identità di vita e gli dà rassicurazioni chiare e vincolanti per la sua vocazione e missione. È umanamente difficile che un uomo a cento anni diventi padre ed una donna a novant’anni partorisca un figlio. Ma a Dio tutto è possibile e questa certezza si concretizza nella storia che vedrà Abramo padre di una moltitudine. La sterilità ed il desiderio di diventare madre da parte di Sara viene momentaneamente compensata dalla nascita di Ismaele, figlio di Abramo, dalla sua schiava Agar. Ma ora l’intervento del Signore è risolutorio ai fini della discendenza annunziata come cosa strepitosa e fuori di ogni norma: numerosa quanto le stelle del cielo e la sabbia del mare. In Isacco che nascerà da Sara, saranno confermate le promesse di Dio con una alleanza perenne per essere in assoluto il suo Dio. La circoncisione di ogni maschio sarà l’espressione visibile dell’alleanza. Il rito di iniziazione che ha un significato religioso o magico a seconda delle credenze dei popoli dell’antichità, diviene il segno di un patto e di una catena vincolante di Abramo con Dio. Il dono di un figlio a Sara, pure in una situazione di assoluta impossibilità per la mente e l’azione umana, è il compenso che Dio dà al desiderio più profondo della donna, espressione della sua primaria vocazione: la maternità. Dio, dispensatore della vita, sa come e quando essa deve annidarsi nel grembo di una donna che Lui rende fecondo. P. Angelo Sardone