«Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli» (Tb 3,11). La storia di Tobi si fa avvincente man mano che si entra nel vivo della sua esperienza umana segnata dalla pietà, dal dolore e dal desiderio di fare il bene, nonostante le difficoltà. Ad essa si abbina quella di Sara di Ecbatana, nella Media, che secondo il piano della Provvidenza divina, si intreccia con Tobia nel vincolo del matrimonio. Entrambi i protagonisti vivono una situazione di disagio: Tobi con la moglie ed i suoi insulti, Sara con una serva che l’accusa di essere lei la causa della morte dei sette mariti che ha sposato e che sono sistematicamente morti dopo la prima notte, col concorso del demonio Asmodeo. Le reazioni per entrambi sono legate alla preghiera ed all’affidamento a Dio. Tobi esprime una preghiera di fiducia nel Signore, riconoscendo la sua grazia e confessando i propri peccati. Sara, avvilita per le accuse della serva, aveva deciso di impiccarsi, ma per non causare un dolore acerbo al padre ed alla sua vecchiaia, desiste e rivolge al Signore la sua preghiera di benedizione e di lode elencando i prodigi che Dio ha realizzato. Enumera inoltre la sua purezza bandendo qualsiasi forma di disonestà e confessando la sua assoluta innocenza nei confronti delle morte dei suoi mariti. Il Signore interviene per entrambi accogliendo la loro preghiera ed inviando sulla terra l’Arcangelo Raffaele per guarirli: toglie le macchie bianche dagli occhi di Tobi e dà Sara in moglie a Tobia. Ancora una volta si evidenzia l’efficacia della preghiera umile, fiduciosa, di completo abbandono nelle mani di Dio che dall’alto non è né cieco né sordo. Guarda, ascolta ed interviene. P. Angelo Sardone