«Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (Gb 42,5). L’epilogo dell’interessante libro di Giobbe è costituito da una sorta di resa del saggio e paziente personaggio, ricompensato da Dio con la moltiplicazione di quanto aveva perduto, per un nuovo e più promettente avvenire. L’iniziale e superficiale conoscenza di Dio deve cedere il posto ad una più profonda che attui una dimensione purificatrice ed esprima una forma intelligente di accondiscendenza a Dio, in cerca non di cose grandi, superiori alle proprie forze, ma come un bimbo svezzato tra le braccia della madre (Sal 131,2). Tale è l’esperienza di vita e di santità di Teresina del Bambino Gesù (1873-1897) la giovanissima santa carmelitana scalza, dottore della Chiesa. Nata in una famiglia profondamente credente ed entrata a far parte del Carmelo di Lisieux quando aveva appena 15 anni, ha aperto la strada della santità riconosciuta anche ai suoi genitori, Luigi e Maria Zelia, dichiarati santi il 2015, e ad altre tre sue sorelle, tutte Carmelitane, in particolare Celina, per la quale è in atto il processo di beatificazione. La sua caratteristica è la «piccola via o dell’infanzia spirituale», il cammino per la santità con tutte le imperfezioni, una sorta di ascensore per innalzarsi fino a Gesù, senza più bisogno di crescere, ma al contrario diventare sempre più piccola. Un’aggressiva tubercolosi la condusse alla morte ad appena 24 anni. Si vede anche e soprattutto con gli occhi dell’anima. Talora quelli del corpo sono insufficienti: scorgere la via della vita e cominciare a percorrerla è il mezzo più efficace per la buona riuscita in terra e l’itinerario di santificazione per il cielo. P. Angelo Sardone