«Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Questa singolare espressionepronunziata da Natanaele, il Bartolomeo riportato negli elenchi dei Dodici Apostoli dai vangeli Sinottici, quasi squalifica la grandezza e l’autorità del Maestro. Non fu chiamato direttamente da Gesù ma portato a Lui dal suo amico Filippo che gli disse con entusiasmo di aver trovato Colui del quale avevano scritto Mosè ed i Profeti. L’unico neo era determinato dal fatto che questo Gesù, figlio di Giuseppe, proveniva da Nazaret. Ciò costituisce per Natanaele che sicuramente conosceva la Legge, una sorta di pregiudizio che gli crea difficoltà a credere che un uomo proveniente da un minuscolo paese potesse essere proprio quello di cui le Scritture e le Profezie avevano detto del Messia. Convinto comunque dall’amico che gli aveva chiesto di accertare personalmente l’identità di Gesù andandogli dietro, si muove e quando è davanti a Lui i pregiudizi sono azzerati. Il più bell’elogio glielo fa proprio il Maestro di Nazaret, definendolo un vero Israelita nel quale non c’è frode e rivelandogli alcuni particolari della vita che solo lui poteva conoscere. Smascherato e sopraffatto da questa rilevante e misteriosa personalità, latore di una conoscenza soprannaturale di avvenimenti e persone, Natanaele proclama la sua professione di fede e da allora segue quell’Uomo di Nazaret che prima in un certo senso aveva quasi disprezzato. La sua testimonianza di fede, come narra la Tradizione, lo porterà fino alle estreme conseguenze: per amore di Gesù si farà scorticare vivo! Qualsiasi forma di pregiudizio, soprattutto nei confronti della fede e di Gesù Cristo viene annullata da una conoscenza seria e da un’esperienza concreta. P. Angelo Sardone