«Il suo incarico lo prenda un altro» (At 1,20). La vicenda umana di Giuda Iscariota chiusasi tragicamente con il suo suicidio, lasciava vacante il posto che Gesù di Nazaret aveva assegnato a ciascun apostolo quando aveva costituito il collegio dei dodici. Tutto si era compiuto secondo le Scritture che avevano previsto anche la sua sostituzione. Nella profezia era stato scritto che il posto del traditore fosse preso da un altro. Nel pieno delle sue funzioni amministrative e dirigenziali Pietro organizza l’evento e specifica che chi sostituirà Giuda come testimone della risurrezione, deve essere uno che era membro del gruppo dei seguaci di Gesù sin dagli inizi della sua predicazione subito dopo il battesimo di Giovanni fino all’assunzione in cielo. Dopo una intensa preghiera, tra due discepoli proposti, la sorte cadde su Mattia che fu associato agli altri undici riportando in pieno regime il gruppo costituito dal Maestro di Nazaret per il ministero e l’apostolato evangelizzatore. Quello che può sembrare causale diviene il frutto invece di un preciso disegno divino. Si obbedisce in tutto alla volontà di Dio che si manifesta in un contesto di intensa preghiera e di affidamento allo Spirito. Le vicende della vita di S. Mattia sono contenuti negli scritti apocrifi ed anche nei Padri della Chiesa, ma sono storicamente privi di valore. La tradizione lo vuole missionario in Etiopia dove subì il martirio con un’alabarda. La storia si ripete ogni volta che uno è chiamato a prendere il posto fino allora occupato da un altro soprattutto sul versante del ministero pastorale ad ogni livello, dal papa fino all’ultimo sacerdote o religioso. È il Signore che designa a prendere il posto vuoto ed è Lui che riempie di particolare grazia e sostegno chi fiduciosamente obbedisce. P. Angelo Sardone