«Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!» (Gs 24,24). L’Assemblea di Sichem, a seguito della proposta di fede da parte di Giosuè al popolo d’Israele, ebbe la positiva ed unanime conclusione espressa con parole chiare di assenso: «Vogliamo servire il Signore!». Secondo il criterio biblico e letterario si tratta della formulazione di un patto tra Dio e le tribù di Israele, i capi, i giudici, gli scribi del popolo. Le esigenze del patto e la risposta del popolo sono espresse con il verbo “servire” e con gesti importanti come l’erezione di una pietra a testimonianza per le future generazioni. L’ingresso del popolo nella terra di Canaan avviene seguendo il patto formulato da Dio al Sinai ed ora rinnovato con un giuramento. Dio che è fedele chiede al popolo di distinguersi in analoga fedeltà. L’osservanza della Legge procura la vita, la disobbedienza, invece la morte. La volontà di Dio è il bene dell’uomo, si esprime in termini di felicità e può essere scelto dall’uomo in piena libertà. La vita del credente è un esodo verso la vera terra promessa. Nel cammino viene chiamato a ribadire la fedeltà agli impegni presi nel patto del Battesimo. Oggi ancor più di ieri, nel frastuono, nel trambusto e nella confusione dei valori per le variegate situazioni di vita, diviene difficile accogliere queste indicazioni e dare positivo assenso al patto. Una matura presa di coscienza ed una solida coerenza sostengono la comprensione e l’assunzione dei relativi impegni. Ne è prova la testimonianza cruenta del polacco Minore conventuale S. Massimiliano M. Kolbe (1894-1941), fondatore della “Milizia di Maria Immacolata” che ad Auschwitz, come oggi, offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Questo è autentico ed eroico servizio di fedeltà! P. Angelo Sardone