«In tutte le direzioni fino ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo» (Rm 15,19). Nelle ultime battute della lettera ai Romani, S. Paolo espone i suoi progetti partendo da Gerusalemme e muovendosi verso l’Illiria per raggiungere prima Roma e poi la Spagna. Ciò che ha determinato e guida il suo zelo apostolico è portare a termine l’annuncio del vangelo, ponendo le basi di un edificio sul quale altri vi costruiranno. In questa linea evangelizzatrice si pone un grande testimone del passato, il dottore della Chiesa S. Leone detto Magno, il primo ad avere questo titolo, papa dal 440 al 461. La sua identità di consigliere di papi e pacificatore nelle controversie, gli conferì una singolare energia ed una forza straordinaria per combattere le eresie e risolvere le polemiche teologiche del suo tempo. Celebre e coraggioso fu il suo intervento quando, designato dall’imperatore Valentiniano III guidò a Mantova la delegazione romana nel tentativo di fermare Attila re degli Unni diretto a Roma. Dopo questo incontro il re abbandonò l’Italia ed i suoi propositi bellicosi. La stessa energia e lo stesso coraggio mostrò nei confronti di Genserico re dei Vandali quando nel 455 entrò in Roma, e pur non riuscendo ad impedire il saccheggio della citta, ottenne almeno il rispetto della vita dei Romani. Promosse il Concilio di Calcedonia (451) che approvò solennemente la dottrina delle due nature di Cristo, divina ed umana. La sua testimonianza di fede e di indomito coraggio nelle avversità storiche e nei contrasti teologici di allora, lo pone nella giusta considerazione di uno dei più grandi papi della storia. Auguri a coloro che portano il nome di Leone, perché sul suo esempio possano essere coraggiosi come un leone e nobili nel loro atteggiamento umano e religioso. P. Angelo Sardone