«Fu sopra di lui la mano del Signore» (Ez 1,2). Anche il profeta Ezechiele in maniera concisa racconta la storia della sua vocazione, con una esemplificazione simbolica frutto di un incontro mistico e di una articolata visione di Dio. La percezione della gloria e la conseguente prostrazione con la faccia a terra dinanzi alla maestà divina, si concludono evidenziando la forza della mano di Dio che sovrasta la vita e l’opera del profeta. L’immagine e la sequenza biblica si collegano perfettamente allo spagnolo S. Domenico di Guzman (1170–1221), una sorta di patriarca della santità. L’ardente predicazione del vangelo e la difesa della fede cristiana lo tenne impegnato tutta la vita in una profonda conoscenza del mistero di Dio, con lo studio e le attività pastorali di annunzio. La fondazione dell’Ordine dei Frati Predicatori (1215) che da lui prende il nome di Domenicani, segnò uno dei punti di maggiore ricchezza per la Chiesa di tutti i tempi. L’intento spaziava dalla contemplazione di Gesù alla trasmissione del suo messaggio di salvezza contenuto nel Vangelo da lui incarnato. Socievolezza ed affabilità, assiduità nella veglia e nella preghiera, sobrietà, sono gli elementi che lo contraddistinguono e spiegano come “Domenico parlava di Dio” nella predicazione e nell’insegnamento, perché “parlava con Dio nella preghiera”. I centri universitari di Europa ebbero i suoi figli appassionati di verità, profondi studiosi della teologia, devoti della Madonna e del Rosario, depositari di una santità che unisce la cultura e la mistica, il sapere ed il dovere cristiano. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Domenico, Domenica, Mimmo o Mimma e derivati, perché esprimano nella vita ciò che esso significa: «sono del Signore». P. Angelo Sardone