«Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi» (Es 14,13). Fedele alla sua parola, dopo aver dato precise istruzioni tramite Mosè, Jahwé attua la prima fase della liberazione del popolo di Israele con la fuga dall’Egitto. Il cuore del faraone continua a rimanere ostinato e lo sarà fino a quando egli stesso non soccomberà sotto la furia delle onde che ricopriranno i suoi seicento carri ed i cavalli. Il popolo esprime quasi immediatamente la sua delusione ed il suo rimpianto per l’Egitto forse pensando che sarebbe stato tutto semplice. Ma il Signore manifesta la sua forza e la sua grandezza invitandolo ad essere forte e a non perdersi d’animo. Mosé in effetti col bastone dividerà il Mar Rosso in due parti, si potrà passare all’asciutto ed ancora una volta la gloria di Dio prevarrà sulla forza umana e le previsioni vittoriose del faraone. Il coraggio di fidarsi ed andare avanti, in genere non è facile, a meno che non si viva in stato di abbandono completo nelle mani di Dio. Così ha fatto S. Charbel Makhluf (1828-1898), un santo non molto conosciuto, un religioso maronita libanese che è come sorto dall’oblio nonostante sia stato canonizzato il 1977, e va imponendosi sempre più per il potere taumaturgico. La sua vita ritirata presso un eremo divenne ben presto per i suoi confratelli e la tanta gente che lo conosceva, un paradigma di esistenza votata a Dio. Il corredo poi dei miracoli che Dio operò per sua intercessione divenne ben presto forma di attrazione che continua ancora oggi sulla sua tomba. Non ha lasciato nulla di scritto. Paolo VI disse di lui «Egli può farci capire, in un mondo affascinato per il comfort e la ricchezza, il grande valore della povertà, della penitenza e dell’ascetismo, per liberare l’anima nella sua ascensione a Dio». P. Angelo Sardone