La risurrezione è storia di incontri. Nell’incontro si rinasce: dall’incontro si riparte. Il mistero del corpo di carne di Gesù di Nazaret risuscitato da morte dalla potenza del Padre creatore, genera ferma convinzione, fa scaturire la fede. Tutto comincia dalla tomba vuota: la vita e la morte dell’uomo si rendono più comprensibili proprio a partire da quel luogo e da quella situazione. Occorre un incontro. Chi ama non solo va incontro ma si lascia incontrare da Dio prima di tutto nella prostrazione dolorosa, quando la propria vita languisce nel peccato, nella leggerezza, nel nonsenso. La prima forma di risurrezione ed i suoi primi effetti partono proprio da un incontro purificante e sanante, nel momento programmato dalla Provvidenza di Dio che «non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva» (Ez 33,9). La certezza della propria risurrezione viene col tempo, si conferma dinanzi al luogo che nascondeva la morte e dalla ricerca di Chi era deposto in quel sepolcro. La custodia della morte è in un giardino come quello con delizie dell’Eden, come quello con gli olivi macchiati di sangue nel Getsemani. Per comprendere bisogna voltarsi verso Gesù anche quando non si capisce che è proprio Lui. La sagoma di Cristo, infatti, confusa con quella di un ortolano, si rivela gradualmente quando il risorto stesso chiede «uomo, donna perchè piangi, chi cerchi?» e poi si rivela pronunziando il nome di ciascuno. Solo allora lo si “vede” bene, si comprende, si corre verso di Lui, ci si afferra alle sue mani, ci si aggrappa ai suoi piedi ma non si è trattenuti. Da questo incontro nasce la missione: «va ad annunziare!». Si instaura il Vangelo, la grande gioia della “buona novella”, nuova e definitiva che rende salda la fede, ispira la testimonianza, genera nuovi figli nel Battesimo. La gioia pasquale parte dal vuoto della tomba con la presenza di due angeli che attestano la verità della risurrezione, e dall’incontro personale con Cristo. La certezza della risurrezione cambia la vita. Si acquista la maturità necessaria per affrontare ogni giorno il suo affanno e la sua pena e diventare così uomini e donne nuovi, figli e figlie della risurrezione. Essa è speranza, è certezza di un mondo ed un futuro migliore: quello che attendiamo dopo il momento buio di solitudine, di costrizione, di tanti morti di questi giorni; quello che possiamo e dobbiamo costruire noi con la caparbia di una volontà illuminata e sostenuta dalla fede più matura e dalla certezza che il nostro Dio è risurrezione e vita. P. Angelo Sardone