«Li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia» (At 16,23). Una questione di ordine privato, una schiava con potere divinatorio che faceva guadagnare denaro ai suoi padroni, che grida dietro Paolo e da lui è messa a tacere, diviene il pretesto di disordine pubblico e sovversivo suscitato dai padroni che vedevano così messo a repentaglio il loro guadagno. Trascinati dinanzi all’autorità costituita Paolo e Sila sono prima bastonati, poi tradotti in carcere ed affidati al custode che scrupolosamente assicura ai ceppi i loro piedi. Mentre verso mezzanotte erano in preghiera e cantavano inni a Dio sotto gli occhi degli altri prigionieri, un terremoto improvviso fece aprire le porte e cadere le catene di tutti. La buona guardia richiesta al carceriere era stata infranta da un evento non previsto, tanto da metterlo nell’angoscia ed addirittura fargli tentare il suicidio. Lo scrupolo e la paura erano davvero grandi. Ci volle il deciso intervento di Paolo per indurlo a non fare nulla di quanto aveva in animo. La sua parola lo indusse a chiedere ed a ricevere il Battesimo per sé e la sua famiglia. La potenza della Parola di Dio non si ferma dinanzi a nulla. Il compimento del proprio dovere tante volte spinge uomini e donne coerenti e ligi agli impegni presi, a farsi anche del male, consapevoli di essere venuti meno al proprio impegno. L’aiuto illuminante che viene dal buonsenso e dalla Parola annunciata, induce a riflettere e addirittura a farsi carico delle esigenze e dei bisogni degli altri. Ciò produce tanta gioia ed un beneficio oltremodo superiore al compenso per il compimento del proprio dovere. P. Angelo Sardone