«Si stabilì in casa di Aquila e Priscilla e lavorava» (At 18, 3). Paolo continua il suo viaggio evangelizzatore e giunge a Corinto, capitale della provincia romana dell’Acaia, una grande città di commercio, cosmopolita e licenziosa nei costumi morali. Qui due terzi della popolazione erano schiavi. A Corinto trova Aquila, un giudeo reduce dall’espulsione da Roma insieme con sua moglie Priscilla: fanno lo stesso suo mestiere, fabbricano tende. Paolo aveva appreso questo mestiere nella sua patria, facendo tende in tessuto di peli di capra. Il suo intento, oltre quello evangelizzatore tra i Greci ed i Giudei ivi residenti, era di mantenersi da sé senza gravare su alcuno. Il ministero dell’evangelizzazione per quanto è grande e misterioso, è impagabile, ma non sempre può sostenersi da sé. Ecco il motivo per il quale la Chiesa ha la forma del sostentamento del clero, non per pesare sulle spalle dei cittadini ma per renderli consapevoli dell’impegno comune e della corresponsabilità al mantenimento di coloro che si dedicano all’opera della salvezza. È significativo che Paolo faccia riferimento ad una famiglia che ha i parametri più naturali della comunità, l’unità dei vincoli e la sicurezza. Singole persone, anche buone e disponibili, potrebbero non avere le caratteristiche indispensabili per un missionario che richiede riservatezza, intelligente familiarità e condivisione, libertà di azione ed anche sicurezza di amministrare il proprio tempo e le risorse. Priscilla ed Aquila sono il prototipo di tante famiglie che con generosità e gioia accolgono nella loro casa i missionari e diventano anch’essi missionari del Vangelo. P. Angelo Sardone