Ogni passo del cammino di ogni giorno è segnato da un anelito, una speranza, un bisogno, e può essere rinvigorito da una forza misteriosa che si chiama preghiera. Essa è indispensabile, di «somma importanza nella convivenza umana» (S. Paolo VI) perché nutre, sorregge, difende dal male, cura le ferite. L’esperienza comune a tutte le religioni e la tradizione cristiana in particolare, la riconoscono e la propongono come mezzo efficace per avanzare nella vita di fede e nell’itinerario di salvezza e di santificazione. La Chiesa definisce «Sacrificium laudis», sacrificio della lode, la preghiera liturgica, il canto dei salmi e degli inni, con i quali si santificano le ore, i giorni e i tempi dell’anno, a partire dell’Eucaristia il perfetto “sacrificio di lode” «fonte ed apice di tutta la vita cristiana» (LG, 11). Il servizio a Dio, a qualunque stato vocazionale si applica, necessita della preghiera. Essa è prima di tutto, espressione di unione con Dio, intimità d’amore che si costruisce giorno per giorno con impegno e fatica: Dio stesso prende l’iniziativa. Il popolo d’Israele lo ha sperimentato soprattutto nel cammino del deserto in un tempo prolungato di 40 anni tra tribolazioni, sfiducie, speranze, partenze, ritorni, delusioni, ribellioni, precarietà. Una colonna di fuoco di notte ed una di fumo di giorno, rivelavano la presenza costante di Dio, parte integrante non solo della dinamica del cammino, ma soprattutto della vita e delle difficoltà dei piccoli e dei grandi. La colonna era luogo di incontro e di condivisione con Dio dei problemi giornalieri: il cibo, l’acqua, la salute, la speranza di andare avanti, la certezza della meta. Non è molto diversa la nostra situazione odierna, con l’incertezza di una normalità a breve termine con l’eliminazione radicale del morbo e l’attenzione e l’intelligenza con la quale tenerlo a distanza. Nella colonna bisogna entrarci per essere coinvolti nel ritmo e nell’efficacia della preghiera per scoprirne gli elementi portanti di lode, ringraziamento, offerta, supplica, pentimento, propositi. La preghiera non è automatica: occorre la collaborazione e cooperazione, a partire dall’adesione alla volontà di Dio. Diversamente è superstizione. Il cammino è pieno di indescrivibili peripezie ma porta verso la terra promessa. La preghiera è un costante atteggiamento di vita, un cavo di connessione, un canale attraverso il quale la grazia, come l’acqua limpida scorre a noi e diventa nutrimento, purificazione, sostegno, difesa dal maligno nella dura lotta giornaliera. Mentre il popolo affrontava il nemico in battaglia, Mosé sul monte pregava con le mani e le braccia alzate. Quando le braccia erano ben levate al cielo le sorti in battaglia erano propizie. Quando le braccia cadevano per la stanchezza o l’illusione che la vittoria fosse a portata di mano, le sorti erano avverse. Per evitare ciò con spirito di intelligente intraprendenza ed efficace collaborazione, Giosuè e Cur, l’uno a destra e l’altro alla sinistra sorreggevano le braccia di Mosè. La vittoria fu assicurata. La tribolazione e le tenebre che attraversiamo, simboleggiano i peccati che stanno sempre in agguato, di notte e di giorno. Per tenere a bada il nemico, costringerlo ad indietreggiare e vincerlo, è indispensabile la preghiera. Attenzione però: non si può fare il pieno di preghiera per alquanti giorni e poi pensare di vivere di rendita. Senza la preghiera si cade facilmente. Con la preghiera si ottiene, si cammina, si vince, si vive. P. Angelo Sardone