«Sono questi i santi apostoli che con il loro sangue hanno fecondato la Chiesa: hanno bevuto il calice del Signore e sono divenuti gli amici di Dio» (Antifona d’ingresso della Messa). Con un’unica celebrazione la Liturgia ricorda la Solennità dei santi Pietro e Paolo, gloria del Cristianesimo, campioni della fede, “pietra della Chiesa” il primo, “messaggero di Dio” il secondo, uniti in vita e morte nella testimonianza di Cristo. Furono vittime della persecuzione di Nerone a Roma tra il 64 e il 67 d.C. Pietro, cioè “roccia”, pienamente recuperato da Cristo a seguito dell’attestazione del suo triplice impegno di amore dopo il triplice rinnegamento, è il Principe degli Apostoli, capo della Chiesa e segno della sua unità. Paolo, cioè “piccolo, di poco conto”, è il grande Apostolo dei pagani, che difese e diffuse l’ideale cristiano con la predicazione e le sue 13 Lettere alle prime comunità cristiane: è segno della cattolicità, cioè l’universalità della fede. Pietro fu testimone dei principali avvenimenti evangelici e confessore della fede; Paolo fu persecutore, missionario per eccellenza e finissimo teologo. Meritarono la corona di giustizia preparata dal Signore per tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione e testimoniarono con coraggio la verità della fede cristiana e la sua attuazione nella vita di ogni giorno. Le chiavi e la spada sono i segni che ritraggono la loro identità e missione nella Chiesa. La preghiera anima e sostiene la vita della Chiesa che, come una barca è condotta dal “Pescatore” che oggi ha nome Francesco e guidata dall’inossidabile sapienza teologica dell’Apostolo delle genti. Auguri a tutti coloro che, uomini e donne, portano i loro nomi. P. Angelo Sardone