La semina del mattino
212. «Gesù disse ai suoi discepoli: “Passiamo all’altra riva”» (Mc 4, 35). Dopo tanto lavoro di predicazione e di interventi terapeutici per il corpo e l’anima sulle rive del lago di Galilea, giunta la sera Gesù congeda la folla e fa pressione sugli apostoli per passare all’altra riva. Sale con loro in una barca e si mette a poppa, si adagia su un cuscino e si addormenta. Inaspettata giunge una tempesta di vento: le onde fanno paura. I discepoli temono che la barca si rovesci, ma intanto il Maestro dorme, inconsapevole di tutto ciò che sta succedendo. Quando il rischio è alto e sono tante le probabilità di affondare, allarmati lo svegliano e lo rimproverano. Ha dato la salute e la serenità a tanti nella giornata ed ora è come se non gli importasse nulla che la barca affondi ed i suoi amici si sentano perduti. Tre verbi significativi identificano il suo intervento: si desta, minaccia il vento, parla al mare, come parlasse ad una persona, intimando di calmarsi. La forza della natura si quieta, il vento si calma: alla grande tempesta si oppone la grande bonaccia. Il Signore anche se dorme, veglia, anche se sembra incurante, è pronto ad intervenire, anche se lascia fare alle forze della natura, è capace di dominarle. La paura di non farcela, di soccombere sotto le onde paurose della vita, manifesta la mancanza di una fede matura, pur trovandosi nella stessa barca di Gesù che ha deciso di farci passare ad un’altra riva di esperienza e di impegno più ampi e provvidenziali. La sua volontà guarda il bene vero. Occorre fidarsi ed affidarsi. P. Angelo Sardone