Lunedì di Pasqua. «Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere» (At 2,24). La Pasqua è un giorno senza tramonto. Liturgicamente è la fonte da cui scaturiscono insieme con i giorni santi, tutti i giorni che compongono l’anno e che cantano la gloria di Dio ed il suo amore per gli uomini. Come nella mentalità e prassi ebraica, le grandi feste cristiane durano un’intera settimana. Ecco perché la Pasqua si prolunga nella sua ottava per i prossimi giorni che sono caratterizzati dalla stessa preghiera nella Liturgia delle ore, dalla proclamazione del “Gloria” nella S. Messa e da un particolare clima gioioso. L’intento è quello di sottolineare la grandezza e la centralità del mistero della risurrezione di Cristo, base stessa della fede cristiana che non avrebbe senso se non a partire da questo evento. La risurrezione è un fatto storico, verificato ed accertato prima di tutto dalla tomba vuota, dalle numerose apparizioni di Gesù e dalle annotazioni storico-teologiche degli evangelisti e dagli apostoli, i testimoni della risurrezione. Gesù ne aveva parlato esplicitamente diverse volte, anche se solamente dopo la Pentecoste cominciò ad essere oggetto di fede. Essa afferma la divinità di Gesù: la coglie la fede, non l’osservazione del fatto. La morte non fu in grado di tenere Cristo sotto il suo potere: il Padre lo ha risuscitato facendo in modo che portasse a termine il mistero della redenzione. Il risorto libera dal potere di Satana e dalla morte e trasferisce nel regno del Padre. Tradizionalmente questo giorno viene detto “pasquetta”, cioè prolungamento della Pasqua o “lunedì dell’Angelo”, perché si ricorda l’incontro dell’Angelo con le donne giunte al sepolcro di Gesù. P. Angelo Sardone