«Tieni pure i tuoi doni per te e dà ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione» (Dan 5,17). Nel corso del sontuoso e lauto banchetto imbandito dal re Baldassar, successore di Nabucodonosor, si compie un sacrilegio: dignitari, moglie e concubine del re bevono nei vasi sacri del Tempio di Gerusalemme asportati nella deportazione a Babilonia ed inneggiano ai loro dei. Allora le dita di una mano d’uomo sulla parete della sala scrivono tre parole misteriose: «Mene, tekel, peres». Il re è preso da sconforto e paura terribile; i saggi della corte non sono in grado di spiegare la scrittura. Viene introdotto Daniele al quale il re promette di dargli la dignità di terzo nel regno se sarà in grado di interpretare i termini. Il profeta rifiuta i doni ed offre al re la spiegazione di ciascuna parola. La gloria regale è stata offuscata dalla condotta di orgoglio e strapotere di Nabucodonosor e le conseguenze si riversano anche sull’attuale re. Dio ha mandato quella mano ed ha sentenziato: il regno avrà fine; il peso del re è mancante; il regno sarà diviso e dato ai Medi ed i Persiani. Quella notte stessa Baldassar viene ucciso. Con Dio non si scherza, in tutte le epoche storiche ed in tutti i modi. Ciò che è sacro non può e non deve essere violato: prima o poi la sciagura si abbatte su chi pieno di orgoglio e disprezzo per le cose sacre, si macchia di qualunque forma di sacrilegio. E non sono in riferimento a suppellettili sacre, ma anche e soprattutto alla dignità umana nei suoi valori più naturali ed alle persone nelle quali si nasconde il volto stesso di Dio. P. Angelo Sardone