Mattutino di speranza, 28 giugno 2020.
Il paradosso e la radicalità sono verità incredibili ed indice di atteggiamenti estremi. Anche Gesù ne ha fatto uso nella sua evangelizzazione e nella proposta di una vita nuova. Il paradosso è una sorta di contro-opinione, un’asserzione contraria al senso della convinzione comune e dell’esperienza ordinaria, quasi al limite della credibilità, con una punta di incongruità. Per questo risulta sorprendente, straordinario, talora anche bizzarro, se non inaccettabile, pur derivando da premesse e ragionamenti ammissibili. Serve per stimolare il pensiero, scuotere la coscienza e indurre alla conversione. Oltre i paradossi logici, statistici, matematici, filosofici, vi sono quelli evangelici. Notoriamente il più famoso è quello legato al discorso della montagna, le cosiddette “beatitudini”. Ad esso si conforma un atteggiamento di “radicalità evangelica”, cioè la volontà di rifarsi al Vangelo prendendolo alla lettera, senza annotazioni e riduzioni, con «un certo rigore nel vivere una vita cristiana seria, una vita fondata sulle beatitudini evangeliche» (card. Martini). Il concetto di radicalità ha un senso ampio, riporta etimologicamente alla radice ed indica qualcosa di sorgivo. Carlo Marx nel 1843 diede alla parola “radicale” un significato che ha poi condizionato il pensiero e la prassi sociale con una connotazione ambigua che ancora oggi per tanti è attuale: «Essere radicale significa cogliere le cose dalla radice. Ma la radice per gli uomini è l’uomo stesso». La fede cristiana afferma che non è così: la radice per gli uomini è Dio ed il riferimento naturale a Lui costituisce la motivazione fondamentale per la quale siamo stati creati e redenti: «conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e poi goderlo nell’altra in Paradiso». Così il Catechismo della Chiesa Cattolica lo ribadisce con vigore. La radicalità evangelica non è fanatismo né fondamentalismo fanatico e intollerante, ma espressione di autenticità ed identità cristiana da contrapporre ad identità antitetiche. La vita cristiana, come pensatori e teologi affermano, non può essere guidata da un certo equilibrio accomodante, da una via di mezzo, conveniente, che consenta di stare a galla senza affondare. Il vero equilibrio, lo stare nella verità insegnata da Cristo, implica sempre una totalità, un «vivere il paradosso della fede», che non è conforme alla mentalità di questo mondo (Rm 12,1-2). In questa luce si colloca il ricorrente aspetto di cosa paradossale, esagerata, fuori del normale, addirittura «pazzia», che viene rimproverato a Gesù e ai suoi seguaci. Il Vangelo è una fonte di paradosso e di radicalità. Secondo la mentalità comune il povero è un disgraziato: Gesù invece lo dichiara beato sottolineando che proprio a lui appartiene il Regno. Quelli che piangono che sono da commiserare, sono invece dichiarati beati perché saranno consolati. La purezza disonorata, svalutata, facilmente svenduta per orgasmi di piacere, ed i puri di cuore incompresi, emarginati come incapaci ed inetti, vengono invece dichiarati da Gesù beati perché hanno gli occhi adatti per vedere Dio. E così via. Gli insegnamenti di Cristo pur essendo paradossali e radicali hanno però sempre affascinato anche i suoi nemici. I suoi seguaci, purificati nella loro ignoranza, nell’infedeltà e nella mancanza di fede col fuoco della Pentecoste, vinta ogni paura, hanno predicato apertamente e con coraggio, hanno scritto in maniera audace e sono andati incontro a lotte, privazioni, fughe, insulti ed emarginazioni fino al martirio. Amare di meno le persone più care, i genitori, i figli, non anteporre nulla all’amore di Cristo, prendere la croce ogni giorno e seguire il Maestro, perdere la propria vita per acquistarla in Lui: sono davvero paradossi e radicalismi sempre antichi e sempre nuovi. I Santi hanno preso alla lettera il vangelo, hanno incarnato i valori proposti e praticati da Gesù, fino a raggiungere i vertici alti di eroicità che li distingue dalla massa e li rende perennemente testimoni e modelli. Gli atteggiamenti di verità e sincerità potranno aiutare in maniera efficace la pratica della vita cristiana che molte volte è definita vita e spiritualità del paradosso e della radicalità. Il Regno dei cieli d’altronde è dei forti, degli audaci, dei ribelli alla mediocrità. Tutto ciò che oggi sembra solamente paradosso e radicalità può essere invece la carta vincente della scommessa audace e costante che noi cristiani facciamo in un mondo sempre più lontano dai valori naturali ed essenziali per il conseguimento della felicità piena e duratura della vita. Se Gesù Cristo è un autentico paradosso, con la forza che viene da Lui ed è sorretta da una cosciente e coerente pratica di vita cristiana, diventiamo anche noi “paradossi” che condizionano positivamente la società e la indirizzano sempre meglio a tutto ciò che è vero, giusto, nobile e santo. P. Angelo Sardone