La semina del mattino
175. «Ecco ormai la pienezza del tempo: Dio ha mandato suo Figlio nel mondo» (Gal 4,4). Vigilia di Natale.La lunga preparazione alla venuta di Cristo ha avuto nella formulazione del primo annunzio del vangelo dopo la caduta dei progenitori e nella legge mosaica, un pedagogo ed un maestro. Ora la lunga attesa si è compiuta: il tempo inaugurato con la creazione è giunto alla pienezza e diviene salvezza; Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo. L’antica alleanza fatta di prescrizioni e doveri viene ora superata e definita dalla nuova di cui l’Incarnazione e la nascita di Gesù sono l’inizio e la conseguenza. Dio irrompe nella storia dell’uomo purificandola e dandole il senso vero, apportando la salvezza. Dopo aver parlato in molti modi ora Dio si esprime con la sua definitiva Parola, il Figlio, che prende carne mortale nel grembo di una donna e dimora tra gli uomini. L’Eterno diventa finito, Dio si fa uomo, il Figlio di Dio si fa figlio dell’Uomo. Il tempo, soprattutto quello attuale segnato dallo straordinario ed infausto evento della pandemia, cupo ed impenetrabile mistero d’iniquità, viene squarciato per sempre dalla luce sfolgorante di un arrivo atteso e dal tenero vagito di un neonato, carne divina racchiusa nel corpo di un bambino. Il presepe ripresenta plasticamente la realtà della nascita che ha sconvolto il mondo. La liturgia propone attraverso i segni la ricchezza e la straordinarietà di una Parola che «sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana» (Benedetto XVI). Il Natale consiste in questo: accogliere nel profondo di sé il Dio del cuore per diventare noi il cuore di Dio. P. Angelo Sardone