Martedì di Pasqua. «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?» (At 2,37). È la domanda che sgorga spontanea dalla partecipazione viva e coinvolgente al mistero della Risurrezione di Gesù. I parametri essenziali sono collegati alla sua passione e morte che vanno rivissuti in maniera analoga nelle scelte di vita e nell’attuazione di un serio programma, ormai segnato dall’Alto. La risurrezione di Cristo implica necessariamente una vita nuova, la ricerca delle cose essenziali, il pensiero rivolto alle cose di lassù. La prima predicazione apostolica è fortemente caratterizzata da un inciso necessario ed efficace: «pentirsi dei propri peccati», innanzitutto. È indispensabile questa azione catartica, diversamente si rende vano ciò che si professa. Il salmo lo aveva previsto in questo senso, applicato direttamente a Gesù: «quale utilità ne verrà dal versamento del mio sangue?» (Sal 29,10) Il pentimento è indice di ripensamento e di affidamento. Pensando al male fatto si riconosce la grandezza dell’amore di Dio al quale ci si affida, rispondendo con una contrizione perfetta delle malefatte di ogni ordine e grado nella propria vita comportamentale, spirituale e morale. La conseguenza ed anche il modo concreto per adire a questa nuova stagione di vita è il Battesimo, cioè il tuffo nell’acqua della Misericordia di Dio che genera a sua volta la misericordia verso i propri simili. La Pasqua è passaggio che si attua concretamente con questi indispensabili elementi. Tutto il resto potrebbe essere facile retorica e consuetudine religiosa che non porta da nessuna parte. P. Angelo Sardone