La semina del mattino
44. «Tutte le generazioni mi chiameranno beata!» (Lc 1,48).
Pervasa interamente dallo Spirito, autentica profetessa del Nuovo Testamento, quando incontra sua cugina Elisabetta, Maria di Nazaret esplode in un cantico di lode e di gloria al Signore. Il “Magnificat” è la sintesi mirabile di quanto di più bello e grande una creatura possa indirizzare a Dio salvatore. La consapevolezza della sua povertà ed umiltà nella condizione di serva del Signore, già enunziata nell’accoglienza del progetto di Dio su di Lei, la rende simile al Figlio Gesù, il servo di Jahwé. Ella rimane piccola ma è grande, è umile ed alta, eternamente beata, mirabilmente madre. Questa consapevolezza, illuminata dallo Spirito, sulla base del privilegio altissimo della sua Immacolata Concezione, si traduce in termini altamente teologici, che attuano il mistero nascosto nei secoli e rivelato in Cristo. Il richiamo alla sua umiltà fa riconoscere che tutta la gloria, l’onore, la grandezza, e la gratitudine va al Dio Onnipotente e Santo che è misericordioso verso coloro che lo temono. Maria racchiude in sé tutte le beatitudini proclamate da Gesù. L’ulteriore esclusivo privilegio dell’Assunzione in cielo in corpo ed anima, senza conoscere la corruzione del sepolcro, conferma la sua identità di Madre del Signore della vita, la indica segno di speranza, primizia ed immagine della Chiesa che per tutti i secoli la chiama “beata”. Buona solennità dell’Assunzione di Maria. P. Angelo Sardone