«Questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che vive in Babilonia, e anche Marco, figlio mio» (1Pt 5,12-13). La conclusione della prima Lettera di Pietro riporta questa importante annotazione che si riferisce a Marco, l’evangelista del quale oggi si celebra la memoria. Già nominato negli Atti degli Apostoli, come Giovanni detto Marco, compagno, aiutante di Paolo e Barnaba, fungeva forse da interprete, avendo ricevuto un’accurata formazione e conoscenza della lingua greca, comune allora come lingua commerciale. La figliolanza con Pietro non è certamente di ordine fisico, ma spirituale, determinato da un rapporto molto profondo. Proveniva infatti da Gerusalemme, sarà compagno di prigionia di Paolo e, come riferito da Papia, vescovo greco del II secolo d.C. fu «interprete» di Pietro, suo accompagnatore a Roma ed autore del secondo Vangelo. La citata Babilonia, inoltre non è altro che un nome ed una località simbolica, riportabile alla città di Roma, come riferito nella letteratura dei rabbini di allora e nell’Apocalisse. Dal momento che era nota la sua avversione verso Israele, per analogia facilmente faceva riferimento a Roma nella quale sia i costumi che l’ostilità verso Dio, determinarono la persecuzione contro i cristiani. Le poche informazioni sulla sua vita sono dovute a Pietro ed a Paolo, soprattutto nella residenza romana. Una tradizione antica lo vuole martire ad Alessandria legato con funi e trascinato per le strade. La leggenda vuole invece che mercanti veneziani l’anno 828 portarono il suo corpo nella città di Venezia di cui è Patrono. Auguri a tutti coloro che ne portano il nome, perché lo imitino nella fedeltà ai propri impegni di vita. P. Angelo Sardone