292. «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi» (At 7,51).
Nella sua coraggiosa apologia dinanzi al Sinedrio, Stefano, ispirato dallo Spirito Santo e rinvigorito dalla grazia della verità, pronunzia un bellissimo discorso. Con una attenta e puntuale lezione storica sul popolo d’Israele, un riassunto del vecchio Testamento a partire dal patriarca Abramo, fino a Mosè, Giosuè e Davide, giunge all’evento di Gesù Cristo del quale non fa esplicitamente il nome. Il tono del discorso è ineccepibile e la conclusione suona come un fermo giudizio sul comportamento dei Giudei per i recenti fatti occorsi al Nazareno crocifisso e risorto. I veri oppositori della Legge sono proprio loro che non hanno saputo leggere correttamente la storia ed adeguare coerentemente la loro vita a quanto prescritto da Dio con la sua parola e gli avvenimenti. Ciò che fa letteralmente infuriare gli ascoltatori sono le espressioni sferzanti piene di verità e non di odio, di insegnamento didattico-sapienziale e non di giudizio efferato. Facendo riferimento ai profeti ed in particolare ad Isaia ed Ezechiele, ed atteggiandosi quasi a novello profeta, Stefano conclude, contestando loro la testardaggine di ostinazione ed indocilità, la chiusura della mente e del cuore nell’accogliere la novità di Cristo ed ancor più nell’esser sordi e nell’opporre resistenza alla forza dello Spirito che parla attraverso i profeti. Purtroppo tante di queste situazioni non sono diverse oggi. Ma forse non ci sono più figure simili al coraggioso ed intraprendete Stefano. P. Angelo Sardone