319. «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo» (At 19,2). Nella sosta di Paolo ad Efeso, a contatto con alcuni discepoli, circa dodici, dinanzi ad una domanda ben precisa dell’Apostolo, emerge da loro l’ignoranza assoluta dello Spirito. Il battesimo di Giovanni da loro ricevuto era l’unico appannaggio di fede e la situazione iniziale della risposta alla nuova via. Con pazienza Paolo li evangelizza a dovere facendo loro comprendere che quel battesimo era solo l’inizio di un processo di conversione per farli approdare alla fede in Cristo di cui Giovanni era precursore. Ascoltato questo, gli interlocutori si fanno battezzare nel nome di Gesù. Subito dopo lo Spirito scende su di loro e si evidenzia facendo loro parlare lingue diverse e profetare. La lezione storica degli Atti evidenzia un fatto che si ripete anche oggi: ad un principio di adesione alla fede non sempre segue una conoscenza adeguata del suo mistero e dell’opera santificatrice dello Spirito, agente fondamentale della vita di grazia e di adesione a Cristo. Il sacramento del Battesimo ha conferito il dono dello Spirito la cui presenza ed azione sarà confermata nella Cresima, ma a volte persiste una grave ignoranza circa la sua identità ed azione. Tanto dipende da una accurata evangelizzazione che spesso, soprattutto per la Cresima, potrebbe ridursi ad una serie di incontri magari anche in età non perfettamente matura per comprenderne la portata. Tante altre volte una conclamata maturità di fede derivante dallo Spirito è congelata nella vita dalle numerose altre preoccupazioni che fanno parlare lingue totalmente diverse e distanti da quelle dello Spirito. P. Angelo Sardone