«Ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio» (At 15,19). La questione della circoncisione tiene desta l’attenzione e la discussione nella prima Comunità cristiana di Gerusalemme. Paolo e Barnaba quivi giunti appositamente, Pietro, reduce dall’esperienza con Cornelio, il pagano convertito, Giacomo, capo della Chiesa locale, sono gli interlocutori più accreditati di quello che la Tradizione ha definito il Concilio di Gerusalemme. La questione sollevata anche dall’entusiasmo col quale i due missionari hanno raccontato le opere che Dio ha realizzato per mezzo loro, e lo stesso Pietro che ha avuto esperienza diretta, meritano una considerazione ed una condivisione che porti poi ad una decisione. La distanza tra il mondo giudeo e quello greco, richiede un’attenzione particolare per non correre il rischio di essere semplicemente, nei confronti dei nuovi venuti alla fede cristiana, impositori della pratica della circoncisione, come invece affermavano i Giudei più esigenti. La realtà della fede trasmigra in nuove culture e sensibilità che non sempre si allineano con quella dominante della Giudea. Dopo che sono stati esposti i fatti, prende la parola Pietro alludendo alla sua personale esperienza, e conclude Giacomo con una sintesi mirabile che contiene le risoluzioni necessarie, sobrie ed essenziali da attuare. Quelli che vengono alla fede cristiana non devono essere importunati. Va salvaguardato ieri come oggi e come sempre, il principio della libertà e dell’accoglienza senza pregiudizi. Il radicalismo ottuso dava e dà fastidio. Il buonsenso e la carità risultano sempre criteri saggi di sicura vittoria. P. Angelo Sardone