«Colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani» (Gal 2,8). La testimonianza di prima mano dell’apostolo Paolo, sancisce in maniera inequivocabile, la sua grandezza e quella di Pietro. La Liturgia li accomuna nel martirio ed in un’unica solennità, perché essi «erano una sola cosa, testimoni della verità» (S. Agostino). Entrambi furono scelti e chiamati da Gesù di Nazaret: Simone figlio di Giona, il pescatore, sul lago di Galilea; Saulo, lo zelante e tenace persecutore, sulla via di Damasco. Gesù chiamò «Pietro» “kefas, roccia”, il capo degli Apostoli per simboleggiare il suo compito nella fondazione della Chiesa. Saulo mutò il nome in «Paolo», piccolo, perché nella traslitterazione greca il nome originario avrebbe potuto richiamare qualcosa di effeminato. Ad entrambi, pur macchiati dal rinnegamento e della violenta passione vessatoria nei confronti dei seguaci del Nazareno, Cristo affidò l’identità ed il ruolo di colonne della Chiesa. I segni che li contraddistinguono nella venerazione e nell’iconografia e statuaria classica, sono le chiavi del regno e la spada a doppio taglio della Parola di Dio. Pietro a Cesarea di Filippo ricevé le chiavi del Regno ed il potere di legare e sciogliere. Paolo fu riservato per la predicazione ai pagani e reso «vaso di elezione», per lo splendore della sua sapienza e la saldezza nella carità. Entrambi hanno dato la vita per il Signore Gesù. A entrambi la Chiesa riserva una venerazione tutta speciale riconoscendo il clavigero del regno ed il maestro dei popoli. Buon onomastico a tutti coloro, uomini e donne che portano il loro nome con l’auguro di imitarne la forza nell’evangelizzazione e l’impegno nella santificazione. P. Angelo Sardone