«Saul comunicò a Giònata, suo figlio, e ai suoi ministri di voler uccidere Davide» (1Sam 19,1). Il regno di Saul, primo re di Israele, cominciò a vacillare quando si rese conto che Davide, giunto alla corte, era benvoluto e le sue imprese erano straordinarie. Prese posto nel suo cuore una diabolica invidia ed una gelosia senza pari che lo portò gradualmente a nutrire terribili pensieri di morte nei suoi confronti. Una volta tentò di infilzarlo con la lancia non riuscendovi per la destrezza del giovane che scansò il colpo fatale. Sia con l’abbattimento di Golia il filisteo, che nelle numerose battaglie Davide riportava trionfi inauditi. Il popolo guardava con attenzione e riservava al giovane rampollo attestazioni di gioia e di apprezzamento. Si aggiungeva anche il fatto che Gionata, figlio di Saul aveva allacciato con Davide una profonda e fraterna amicizia, fatta di confidenza, sostegno e confronto continuo. L’indivia di Saul giunse al colmo quando decise di uccidere Davide e lo comunicò espressamente a suo figlio ed ai suoi ministri. Nella vita dell’uomo un pernicioso elemento che distrugge la sua esistenza e la mina profondamente nei suoi valori umani, sociali ed affettivi è la gelosia e l’invidia. Non per niente nella casistica morale essa è inserita tra i vizi capitali. Tante cose nei rapporti umani e sociali sono impedite e rese difficoltose proprio da questi atteggiamenti. Avviene di tutto nella società, nella Chiesa, nelle comunità parrocchiali, nelle Famiglie religiose. Quando una simile realtà prende possesso del cuore dei laici ed anche degli ecclesiastici è la fine, perché segna l’alleanza produttiva col demonio che non solo stimola vigorosamente questi atteggiamenti e sguazza nel pantano torbido della sua gioia contaminata di male, ma anche investe di odori pestiferi e studiati orpelli che sviano la vita, rendendola apparentemente piena, ma realmente vuota e nauseante. P. Angelo Sardone