«Noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù» (2Cor 4,5). Il ministero della predicazione esercitato da Paolo fu all’insegna della misericordia. Egli la sperimentò personalmente con il cambiamento radicale della sua vita, essendo passato da persecutore dei cristiani ad apostolo. Tutto ciò sin dagli inizi del suo servizio gli infuse coraggio e forza non comune per affrontare le innumerevoli difficoltà cui il Signore lo sottopose, soprattutto dinanzi a coloro che, accecati nella loro mente dalla superbia della vita e dalla certezza della loro fede, non riuscivano a vedere lo splendore del Vangelo di Cristo. Il suo era l’annuncio di Cristo morto e risorto e non quello della sua persona e del suo valore umano fatto anche di preparazione teologica e di forza di persuasione. L’oggetto della sua predicazione non era il racconto della sua vita e delle sue gesta, ma Cristo immagine di Dio e la gloria del Signore rifulgente sul volto stesso di Gesù. La sua identità divenuta chiara anche ai suoi interlocutori ed ascoltatori, era quella del servo non solo di Gesù ma anche dei cristiani, a motivo di Cristo. Questa dovrebbe essere costantemente la coscienza di chi, sacerdote o laico, è chiamato al ministero della predicazione e dell’annuncio del Vangelo, mettendo sempre al primo posto Gesù Cristo nella novità del suo perdono e nella forza stessa derivante dalla fede in Lui. Il servizio a Cristo fa scattare inesorabilmente il servizio anche ai fratelli, con chiarezza di idee, propositi saggi e comportamenti cristiani e non mondani. P. Angelo Sardone