«Vattene dalla tua terra. Farò di te una grande nazione. Renderò grande il tuo nome» (Gen 12,1-2). La narrazione biblica di Abramo “padre di una moltitudine”, comincia già nella conclusione del capitolo 11 della Genesi, quando viene presentata la discendenza di Sem, figlio di Noè. Insieme con suo padre Terach è sceso da Ur dei Caldei in Mesopotamia, per andare verso la terra di Canaan, tra l’Egitto e la Siria e si è fermato a Carran. Qui il Signore, dopo il lungo silenzio a seguito del diluvio, gli parla. Con lui comincia la rivelazione biblica. Il testo è secco e senza fronzoli: «Vattene dalla tua terra, dalla casa di tuo padre. Ti indicherò io stesso il paese dove devi andare!». Gli viene ingiunto di rompere i legami di carne e andare verso un paese sconosciuto portando con sé sua moglie Sara, suo nipote Lot ed i loro beni. La prospettiva è semplicemente di fede: Abramo non sa dove va, cosa gli accadrà; si fida delle indicazioni di Dio e della duplice promessa: diventare una grande nazione, pur non avendo discendenza, ed avere un nome grande. La storia successiva glielo riconoscerà come «padre nella fede» per tutti coloro che nella stessa fede si riconosceranno suoi figli. Ciò avviene intorno al 1850 a.C. La storia di ogni vocazione e di ogni risposta alla chiamata di Dio va letta in filigrana analogamente alla storia di Abramo: il comando del Signore richiede una fede matura sia dal punto di vista umano che spirituale. Non è sempre facile entrare nell’ottica della fede, fino a quando non ci si abbandona completamente all’amore di Dio ed alla sua volontà, non di potenza, ma di Provvidenza. P. Angelo Sardone