«Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita» (5,20). La gelosia, in qualunque settore della vita e della società si esprima, è sempre perniciosa e fa danni incalcolabili. Quando poi si sposa con l’invidia, le conseguenze sono dolorose. La risurrezione di Cristo ha scombussolato le categorie egemoniche dei capi religiosi di Gerusalemme e particolarmente la setta dei Sadducei che rifiutavano tassativamente qualunque evento che avesse a che fare con il ritorno in vita. Le autorità, dunque, non sopportano affatto che gli Apostoli, uomini semplici ed illetterati, parlino in maniera persuasiva e compiano azioni strepitose. Le conseguenze inevitabili sono la segregazione ed il carcere. Ma la Parola di Dio non può essere incatenata. Nella notte avviene l’irreparabile: la potenza di Dio scioglie i ceppi e le catene ed apre le porte sbarrate, ingiungendo agli Apostoli di recarsi nel Tempio a predicare le parole di vita. Il luogo indicato dal Signore non è casuale: si tratta del centro della fede del popolo di Israele che ora deve diventare il luogo aperto e pubblico di espansione di una parola nuova, convincente, che libera il cuore e dona serenità alle menti ottenebrate dal peccato. Grande è la confusione tra i capi e gli ignari carcerieri. La reazione ultima, quasi una resa, è quella di “condurli via” ma senza far loro alcun male, per paura di essere presi a sassate dalla gente. La verità di Dio proclamata con franchezza, genera sempre questi comportamenti. Sono i vili che, non potendo far fronte alla ricchezza ed alla forza della parola e dei Testimoni, si limita a “condurre via”. P. Angelo Sardone