«Figlio, se ti presenti per servire il Signore, resta saldo nella giustizia e nel timore, prepàrati alla tentazione» (Sir 2,1). Nella prima raccolta di sentenze riportate all’inizio del libro del Siracide, dopo aver sommariamente descritto l’origine della sapienza ed indicati nel timore di Dio, nella pazienza e nel controllo di sé le modalità opportune per accostarsi a Dio e servirlo, l’autore dà un secco avvertimento: se hai deciso di servire il Signore, preparati alla prova. Si tratta di un tema frequente nella Scrittura che viene ripreso soprattutto nei Salmi. Giustizia e timore sono due parametri entro i quali può includersi la vita di ogni giorno nella sua rettitudine e nell’inevitabile timore del rapporto con Dio. Tentazioni e tribolazioni talora sembrano essere pane quotidiano per chi segue il Signore, ma certamente suonano pesanti per chi voglia intraprendere un serio cammino di sequela di Cristo nell’itinerario di perfezione. Questa comunque è la logica di Dio che prepara alla gloria attraverso la prova. Un saggio detto degli antichi suona «per crucem ad lucem»: alla gloria della luce si giunge solo dopo aver assaporato il peso e la durezza della croce. Per tanti cristiani una condizione ed una situazione del genere costituisce estrema difficoltà, dinanzi alle partite del mondo che, al contrario, prospetta cose completamente opposte in divertimenti, agevolazioni, liceità, sicurezza di vita. Il mondo di Dio non è il paese dei balocchi dove tutto è facile, tutto è possibile: non si seminano nella terra monete ma opere di bene. Il salmo lo ricorda in forma perentoria ed assicurante: «nell’andare si va e si piange portando la semente da gettare: nel tornare si viene con giubilo portando i propri covoni» (Sal 125,6). P. Angelo Sardone