«Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto» (1Sam 1,27). Continua la narrazione di eventi straordinari del Vecchio Testamento a corredo storico-salvifico dell’evento del Natale di Gesù. É la volta della nascita di Samuele, il grande profeta. La sua storia è nota: Anna e suo marito sono una coppia felice ma incompleta. Mentre la prima moglie ha partorito figli ad Elkana, la seconda, Anna è misteriosamente sterile. Per una donna ebrea la sterilità era considerata una sorta di maledizione di Dio. Per questo il suo dolore è grande, ed intenso anche l’amore di suo marito che giunge a dirle: «Non sono forse io per te meglio di dieci figli!». Ma si sa, l’amore di un marito non è come quello di un figlio. Recatisi insieme al tempio di Silo, Anna effonde in lagrime tutto il suo dolore fino a compromettersi con Dio con un voto: «Se mi darai un figlio, ti prometto che non passerà rasoio sul suo capo e sarà consacrato a Te!». La prova cui è sottoposta viene superata dalla fede ardente. Finalmente rimane incinta ed allo svezzamento del bambino torna con Elkana al tempio per donarlo al Signore, secondo l’impegno preso. «Tu mi hai concesso la grazia della maternità che ti ho chiesto, io lo do in cambio a Te, lo cedo a Te per tutti i giorni della sua vita!». Ciò che proviene da Dio come dono, non appartiene all’uomo ma viene ridonato a Dio. Nella storia di Samuele c’è anche la storia di tante persone votate a Dio nel ministero sacerdotale e nella vita consacrata, molte delle quali ridonate a Dio con l’eroico criterio della gratitudine e dell’offerta del bene più prezioso ricevuto da Lui. P. Angelo Sardone