«Ecco, Israele, i tuoi dèi che ti hanno fatto salire dalla terra d’Egitto» (1Re 12,28). Con la morte del re Salomone (931 a.C.) avvenne l’irreparabile. La sua condotta lontana dalla volontà di Dio e dalla purezza del suo culto, provocò la degenerazione del regno e l’intervento di Jahwé. Il regno si sfaldò in due parti: dieci tribù nel nord costituirono il Regno di Israele con capitale Samaria e re Geroboamo, figlio di Nebat. Egli si era ribellato a Salomone per le forti tasse ed i lavori forzati ed era scappato in Egitto. Al sud due tribù (Giuda e Beniamino) col re Roboamo figlio di Salomone costituirono a Gerusalemme il Regno di Giuda. Si provocò così uno scisma prima politico e poi religioso. Ciò andrà avanti così fino al 721 quando Samaria cadrà e il 587 quando Gerusalemme sarà distrutta da Nabucodonosor. Il re Geroboamo per impedire che il popolo tornasse a Gerusalemme, fece costruire i santuari a Dan e Bethel, le estremità a nord e sud del regno e in essi collocò due vitelli d’oro indicandoli come il vero dio che aveva fatto uscire dall’Egitto il popolo d’Israele. Il suo peccato più grande fu proprio quello di prestare il culto in altri santuari invece di Gerusalemme. Il suo fine politico dové appoggiarsi all’espediente religioso dei due vitelli che richiamavano il vitello dell’esodo e che facevano stornare il cuore del popolo di Dio dal suo vero Dio. La storia si ripete. Per finalità diverse da quelle spirituali e religiose molte volte con facilità persone anche ragguardevoli si creano riferimenti alternativi che non hanno niente a che fare con Dio, ma che appagano mire puramente egoistiche ed egemoniche. P. Angelo Sardone