«Gloria al Padre e al Figlio ed allo Spirito Santo». La nota dossologia, unitamente al segno cristiano per eccellenza, il segno della croce e la formula adoperata nel Battesimo, sono la manifestazione più comune, verbale e visiva, del mistero centrale sulla quale si fonda la fede, fonte di tutti gli altri misteri: l’Unità e la Trinità di Dio. Nella liturgia subito dopo il tempo della Pasqua e la solennità della Pentecoste, punti nevralgici dell’Anno liturgico, si riprende il Tempo Ordinario e le prime domeniche sono caratterizzate da grandi eventi e dalla celebrazione di grandi misteri. Quello odierno esalta la Santissima Trinità, ossia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, un circolo di amore, di grazia e comunione. I testi sacri evocano diffusamente questo mistero a cominciare dal vecchio Testamento e trovano nel Nuovo, molteplici insegnamenti dichiarativi di Gesù. Questo mistero, infatti può essere conosciuto solo perché rivelato. La Santa Trinità afferma l’unità della natura o sostanza (consustanziale) e la trinità delle tre distinte persone. Le formule trinitarie, presenti nelle lettere di S. Paolo, sono state assunte dalla liturgia come saluto iniziale nella celebrazione eucaristica. Le azioni proprie delle tre persone, secondo la personale loro proprietà, sono la Creazione, opera del Padre, la Redenzione, opera del Figlio, la santificazione opera dello Spirito Santo. I Padri della Chiesa nella riflessione profonda ed avvincente di questo mistero hanno sottolineato la «teologia», cioè la vita intima di Dio e «l’economia», cioè le opere attraverso le quali Dio rivela la sua vita. In questo grandioso mistero si situa la vita del cristiano che è abitato dalla Trinità: un solo Dio in tre persone, la Trinità nell’Unità. P. Angelo Sardone