«Portiamola al tempio del Signore, per compiere la promessa che abbiamo fatto» (PdG,VII). La tradizione riportata dal Protoevangelo di Giacomo, un apocrifo del II secolo, scritto cioè non riconosciuto ispirato e non accolto nella Sacra Scrittura, riferisce che Maria, figlia di Giacchino ed Anna, era una bambina precoce, dal momento che a sei mesi già camminava. Quando giunse all’età di tre anni, svezzata ed in grado di “non cercare più il padre e la madre”, fu condotta al Tempio di Gerusalemme per essere donata al Signore ed adempiere la promessa fatta a suo tempo dai due anziani genitori. Accogliendola il sacerdote la baciò e profetizzò che per mezzo suo alla fine dei tempi il Signore avrebbe compiuto la redenzione dei figli di Israele. Massimo il Confessore, un santo del VII secol, nella sua «Vita di Maria» descrive il rito evidenziando la gloria e l’onore col quale Maria fu condotta, preceduta da molte vergini con le lampade accese, come preannunciato dal re e profeta Davide (Sal 44,15). I genitori se ne tornarono a casa meravigliati e lodando il Signore perché la bimba non si era voltata. Maria rimase nel Tempio come una colomba, alimentata da un angelo fino all’età di 12 anni quando fu affidata a Giuseppe perché divenisse sua sposa. Nelle vergini al tempio la Chiesa ha visto le anime consacrate che seguono Maria nell’offerta radicale della propria vita a Cristo, lo servono e lo imitano nel cammino della santità. Per questo sin dal 1953 nella memoria della Presentazione di Maria al tempio si celebra la Giornata Pro Orantibus, invitando a pregare per le monache ed i monaci di clausura di tutto il mondo, riconoscendo nell’offerta della Vergine a Dio, l’ideale della vita consacrata. P. Angelo Sardone