«State lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti» (1Cor 10,14). Il pericolo costante dei primi cristiani, a qualsiasi livello e condizione sociale, era quello di tornare indietro con i pensieri e le abitudini, a fronte di una situazione nuova determinata dall’accoglienza del Vangelo di Cristo, in netta contraddizione con gli usi e i costumi pagani. Ciò si determinava ancor più quando la conversione non era autentica ed il richiamo del passato diveniva più imperante. L’uso delle carni immolate agli idoli ed il ritorno all’idolatria erano state già considerate nel Concilio di Gerusalemme e tenute fuori con una risoluzione comunitaria frutto della riflessione comune e dell’apporto dello Spirito Santo. Prima di dettare sanzioni e ribadire concetti particolareggiati, S. Paolo propone una considerazione derivante dal cuore stesso del mistero cristiano: con l’Eucaristia si entra in contatto diretto di reale e profonda comunione con Cristo. Proprio in ragione di ciò bisogna evitare l’analoga comunione con gli idoli i quali, ponendosi in alternativa a Cristo, assumono la qualifica di demoni. La comprensione di queste realtà è frutto dell’accoglienza non solo generosa ma anche intelligente da parte dei cristiani di ogni tempo, dal momento che l’idolatria è sempre in agguato alla mente ed al cuore debole dell’uomo e talora é segno di ripiegamento o di ricerca compensatoria di bisogni. Il denaro, la carriera, la famiglia, l’appagamento dei sogni, gli affetti, se non sono gestiti in maniera equilibrata, distolgono la mente e gli interessi spirituali da un orientamento sensato ed efficace, producendo a volte solo confusione ed illusioni. P. Angelo Sardone