«Rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi v’inciampano» (Os 14,10). Il profeta Osea pur essendo annoverato tra i “profeti minori” per l’esiguità del suo testo, in confronto a quello dei “maggiori” è davvero un grande profeta per la profondità del suo pensiero e la caratteristica di Dio da lui ripetutamente enunziata: «l’hesed», cioè l’amore misericordioso. La sua vicenda umana è contrassegnata da disposizioni particolari ricevute da Dio in ordine al suo matrimonio con una prostituta, i figli ai quali impone nomi particolari evocativi del rapporto di Dio col popolo di Israele. La sua vita e la sua esperienza profetica diventano un paradigma simbolico, una lezione per il popolo perché impari a considerare attentamente la misericordia di Dio che non è semplicemente una sua caratteristica, ma è Dio stesso. La predicazione esplicita conferma la bontà delle vie del Signore, diritte e senza pericoli, sulle quali si misurano le diverse categorie umane: i giusti che camminano in esse liberamente, i malvagi che in esse inciampano. L’esperienza settimanale nella Quaresima della Via della croce, richiama questi elementi e conferisce loro attualità e verità che fanno parte dell’esistenza umana e che inducono a percorre la strada della vita con l’attenzione a non inciampare. Le quattordici tradizionali stazioni sorrette dalla meditazione delle pagine bibliche, evocano in pieno le situazioni della vita dell’uomo sulla terra ed invitano a guardare il condannato che incarna nell’ultimo percorso della sua vita terrena, le sue dolorose stazioni. P. Angelo Sardone