«Verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,6). La solennità dell’Epifania ha una origine antichissima ed altrettanto ricco contenuto. É la «manifestazione» di Gesù, tale è il significato del termine dal greco. Si colloca a conclusione delle feste natalizie e fa riferimento all’episodio del Vangelo nel quale si attesta la visita dei Magi a Gesù Bambino e l’offerta dei doni: oro, incenso e mirra (Mt 2, 11). I tre doni hanno fatto pensare sin dall’antichità a tre distinti personaggi ai quali la Tradizione ha dato il nome di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. La liturgia presenta in triplice sequenza la manifestazione di Cristo come una luce che illumina il mondo: ai Magi cioè ai popoli pagani, al Battesimo dove una voce dal cielo lo chiama Figlio, a Cana col prodigio dell’acqua mutata in vino. La stella veduta dai Magi, secondo l’opinione più probabile, era una meteora straordinaria, formata da Dio per dare ai popoli il lieto annunzio della nascita del Salvatore. L’arrivo dei Magi da Oriente a Betlemme di Giuda per adorare il neonato Messia, è il segno della manifestazione del Re universale ai popoli e a tutti gli uomini che cercano la verità. I Magi, persone aperte alla verità, si prostrarono in adorazione di fronte ad un semplice bambino e gli offrirono i doni che avevano, preziosi e simbolici, riconoscendo Gesù, Re (oro), Dio (incenso), uomo (mirra) ed ancor più esaltando il dono fatto da Dio Padre all’umanità con la nascita dell’Emmanuele. La tradizione popolare pone in questo giorno anche lo scambio dei “doni dell’Epifania”, legando il gesto alla sua caratterizzazione religiosa e missionaria con particolari iniziative a favore dell’infanzia. Con la sua nascita in terra Dio cerca l’uomo. Nel mistero dell’Epifania, l’uomo cerca Dio. P. Angelo Sardone