«Il Signore ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori» (Ger 20,13). Spesso nel Vecchio Testamento alcune immagini, segni e persone sono prospettiche. In chiave di lettura particolare tanti elementi possono essere visti in riferimento a Gesù. La vicenda umana del profeta Geremia si accosta tanto anche alla passione di Cristo evidenziando tratti significativi proposti da Dio a modello ed insegnamento. Sono note le cosiddette «confessioni» del profeta, con le quali egli proclama la vittoria di Jahwé sulle sue paure ed i suoi dolori ed ammette di essere stato letteralmente sedotto dalla profondità e dalla consistenza del suo amore. Le vicissitudini dolorose della sua vita sono determinate dal vigoroso e talora scostante messaggio di cui è portatore. La gente lo schiva perché non solo parla con chiarezza, ma annunzia solo sventure. La verità è che in quel tempo ed in quella situazione particolare di tristezza di un popolo che si stava allontanando da Dio, le parole avevano il loro peso di evidenza e lo rendevano inviso a chi invece voleva sentirsi dire parole melliflue. Tuttavia l’intervento di Dio è sempre efficace: libera la vita di chi è povero e vittima dei soprusi e dei giudizi della gente e dei malfattori e dona quel conforto indispensabile per continuare ad andare avanti. Gesù ha condensato nella sua passione le sofferenze e le vicende del mondo intero portando sulle sue spalle i dolori di coloro che sono vittime di calunnie, soprusi e vivono ogni giorno la loro via crucis sotto il peso di una croce che diventa sempre più grave. La libertà interiore, anche in mezzo a tante difficoltà, fa crescere la forza di sopportare e di andare avanti. P. Angelo Sardone