«Io provo per voi una specie di gelosia divina» (2Cor 11,2). Non sempre anche nell’opera dell’evangelizzazione si è compresi ed appoggiati. Sovente può capitare di doversi difendere dagli stessi buoni o anche da “super apostoli” dotati di entusiasmo e zelo fino alle stelle con un annunzio leggero ed accattivante la mente, ma palesemente contrastanti con l’autenticità stessa del vangelo proclamato invece con fermezza, fatica e lagrime. Tanti si raccomandano da sé, si misurano con se stessi, si paragonano a sé e di conseguenza mancano di intelligenza e di umiltà. Ciò determina sconcerto e confusione in coloro che ascoltano: talora le persone ingenue e leggere vanno dietro quelle superficiali e si sentono appagati. Le persone serie, anche se rimangono isolati e soffrono, osano sfidare l’opinione comune e seguire la via più stretta, allineando la loro vita al tenore di ciò che affermano. Un elemento proprio di chi vive il ministero della formazione cristiana e dell’accompagnamento umano e spirituale è la manifestazione di un legame affettivo profondo e serio con le persone che guida. Il vincolo non è di simpatia evanescente e fluttuante, ma di amore vero che supera il tempo e le situazioni. Esso dà il valore effettivo di una relazione che va oltre la superficialità di tanti pseudo-annunziatori che proclamano un vangelo accomodante e promettono uno Spirito diverso da quello autentico proveniente dalla Grazia. L’espressione paolina diretta ai Corinti è di profonda tenerezza e spiritualità: Egli nutre verso di loro una sorta di gelosia divina avendoli promessi in sposa, come una vergine casta, all’unico sposo Gesù Cristo. Questa verità è largamente testimoniata da chi, sacerdote o fedele comune, l’ha sperimentata. P. Angelo Sardone