«Concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola, stendendo la tua mano» (At 4,29-30). I primi passi della Chiesa di Gerusalemme sono compiuti in forma sinodale. Decisioni, interventi e preghiera sono stabiliti collegialmente. La guarigione dello storpio con le nefaste conseguenze per Pietro e Giovanni, ha rafforzato la necessità di camminare insieme e di valutare con attenzione situazioni ed ingerenze esterne. É molto significativo che, alla lineare comunicazione dei due apostoli incriminati e rei di aver postulato l’intervento miracoloso nel Nome di Gesù, di quanto avevano ingiunto i capi, segua l’atto più importante della comunità, la preghiera comune. Ed è ancora più bello constatare che la stessa preghiera non è semplicemente emotiva ed attualizzata, ma si colora di un humus propriamente biblico che denota la conoscenza della Scrittura e la sua utilizzazione. L’istanza rivolta al cielo contiene la richiesta di forza per proclamare l’annuncio senza paura e la garanzia della verità testimoniata da guarigioni, segni e prodigi nel Nome di Gesù. L’assenso dall’alto viene, come in altre circostanze teofaniche, dal tremore della terra e dalla presenza dello Spirito Santo che anima gli Apostoli soprattutto, a proclamare con franchezza la Parola di Dio. Questa icona dovrebbe essere sempre un punto di riferimento ecclesiale per la condivisione, la preghiera comune e l’assunzione delle responsabilità onde garantire una retta e concreta conduzione delle comunità parrocchiali e diocesane sotto l’impulso divino sulla stessa comunità riunita nel Nome di Gesù. Probabilmente abbiamo ancora tanto da imparare. P. Angelo Sardone