«Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo» (Dt 4,2).
Il Deuteronomio è il quinto dei cinque libri di Mosè (Pentateuco). Fa da corollario all’Esodo e contiene tre grandi discorsi di Mosè con un vero e proprio tono omiletico. In esso viene ribadita l’importanza di osservare la Legge di Dio ed i suoi precetti e di ripudiare gli dei stranieri: è infatti Jahwé che ha condotto il popolo d’Israele fuori dall’Egitto nel deserto e nella Terra promessa. La Legge di Dio è contenuta nelle diverse raccolte del Pentateuco che dimostrano lo sviluppo della legge israelita con l’incremento della stessa società. Costituisce la base essenziale della fede e della vita del popolo. L’autorità della legge è determinata fondamentalmente dall’adesione all’alleanza: vivere sotto la legge era il dovere che le clausole dell’alleanza avevano imposto. Ogni legge era l’espressione della volontà di Dio, un dovere religioso, un obbligo sacro. Tutto ciò non solo per evitare l’anarchia ed il disordine, ma soprattutto per affermare la condizione teocratica del popolo che aveva Dio come Signore di tutto e legislatore. La sua libertà anche se sembrava condizionata, era in effetti protetta. Ciò spiega anche il fatto che le prescrizioni e le normative scritte, sono in un certo senso blindate da Dio stesso perché sono più saggi e più giusti di quelli degli altri popoli. Così viene garantita l’esistenza ed attraverso i comandamenti si è introdotti nella vita del Signore. La vita libera è legata all’obbedienza ai precetti. La disobbedienza può comportare la perdita della terra. Il rapporto con Dio, comunque non è questione giuridica, ma di cuore. La sua legge fondamentale è l’amore perché Dio è amore, è libertà, è unità e verità. P. Angelo Sardone