«Carissimo, insegna quello che è conforme alla sana dottrina» (Tt 2,1). La prima e fondamentale indicazione che Paolo dà a Tito è quella di insegnare secondo la sana dottrina appresa direttamente dalla sua predicazione. Deve diventare maestro e pertanto il suo compito sarà quello di riconoscere le varie categorie di persone alle quali deve rivolgersi il suo ministero: anziani uomini e donne e giovani, perchè tutti riconoscano i propri doveri. Traspare così sia nell’insegnamento di Paolo che nella prassi amministrativa della Chiesa, quanto sia concreta la pastorale che non si ferma alle strutture, ma bada principalmente alle persone, cominciando dai responsabili e dai capi. I rapporti con i cristiani bisogna instaurarli in maniera sistematica, assidua e differenziata secondo le categorie, proprio perché quest’arte si tramuti in incontro, relazione, cura ed attenzione. Analoghi concetti Paolo ripete anche a Timoteo che alla stregua di Tito è responsabile ad Efeso. La «sana dottrina» sono non solo i principi derivanti dalla Rivelazione che Paolo stesso aveva ricevuto in dono, ma anche il frutto della sua esperienza formativa e classica, assunti alla scuola di Gamaliele e perfezionati alla scuola dello Spirito Santo nell’esperienza continua della evangelizzazione e della fondazione delle diverse Chiese. Questi importanti criteri di vita ecclesiale di ordine non solo organizzativo ma anche teologico, sono diventate le basi della pastorale, affidata alla responsabilità ed anche alle convinzioni dei ministri di Dio. Guai quando qualcuno di noi se ne discosta per smania di notorietà e prurito di fatue approvazioni in nome della novità. P. Angelo Sardone