«La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta» (Gen 2,23). È la prima parola che nel paradiso terrestre l’uomo pronunzia quando, svegliandosi dal sonno indotto da Dio, si avvede della mirabile creatura che il Creatore gli ha messo accanto, donandola a lui. La natura umana, come voluta da Dio, senza equivoci di sorta, riporta la donna all’uomo e viceversa in un fecondo scambio di amore, condivisione, integrazione. Il mirabile disegno di Dio vuole la donna congiunta all’uomo nella sua distinta identità fisica e sessuale non come sottoprodotto o sua schiava, ma come eletta ed irripetibile complementarietà. La sua vera grandezza sta nella sua identità: bellezza, finezza, pazienza, intelligenza viva ed intuitiva, determinazione, umiltà, fortezza, pudore, innata pietà. I luoghi comuni anche quelli letterari e vaganti sui social, non potranno mai esprimere al meglio la grande ricchezza che essa costituisce per il creato, la vita, le relazioni sociali. La donna, oggi affermata nella Chiesa, nella società, nei luoghi dove si pensa e si decide, costituisce il valore aggiunto a tutto ciò che l’uomo finora ha potuto pensare, programmare, stabilire. La femminilità e l’avvenenza fisica sono la manifestazione genuina della bellezza d’animo e della solidità di forza interiore che si esprime nella gestazione di una vita, nel parto di un figlio, nella sopportazione dignitosa e disarmante di un acerbo dolore, nella donazione del suo corpo e della sua vita a Dio in un matrimonio mistico che, in una Comunità religiosa o stando in famiglia, genera una moltitudine di figli. Gloria alla donna sulla quale si infrangono le onde spumeggianti di stereotipi sociali legati allo sfruttamento del suo corpo, alla violenza fisica e psicologica, alla violazione della sua dignità di essere umano. Gloria a Dio che concede al mondo ed all’uomo un bene così grande del quale non si può fare a meno! P. Angelo Sardone