Mattutino di speranza
9 giugno 2020
Uno dei doni che qualifica l’agire di Dio nel mondo si chiama Provvidenza. Essa viene definita l’azione costante esercitata da Dio sul mondo creato e sulla natura, con la quale vede (videre) davanti (pro) e procaccia tutto quello di cui c’è bisogno per vivere. Diversamente da alcune posizioni filosofiche, la fede cristiana afferma che Dio non solo crea ma si prende cura: la sua cura abbraccia l’universo intero e particolarmente l’essere vivente al quale non lascia mancare nulla sia in termini spirituali che materiali. Il libro della Sapienza con un linguaggio simbolico presenta la Provvidenza come una imbarcazione pilotata da Dio lungo un cammino da Lui tracciato nel mare, ed un sentiero sicuro anche in mezzo alle onde, che garantisce la salvezza anche a chi si è imbarcato senza esperienza (Sap 14, 1-4). La fede riconosce nella “divina Provvidenza” la mano di Dio che è attento ed interviene nelle vicende umane, guidandole al bene e ad una vita migliore. Il salmo 147 canta le lodi della Provvidenza di Dio che «copre il cielo di nubi, prepara la pioggia per la terra, fa germogliare l’erba sui monti, provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano a Lui» (Sal 147,8-9). In tanti altri Salmi ritornano espressioni simili. Gesù sollecita ad avere fiducia nella Provvidenza, a non affannarsi, perché Dio Padre non fa mancare il cibo, ed invita a guardare gli uccelli del cielo e i gigli del campo, l’erba del campo, perché da Dio non mancherà mai l’aiuto (Mt 6, 25-34). Immersi nella realtà del creato, nella storia, nel tempo, nei bisogni giornalieri di nutrimento e di realizzazione, facciamo esperienza di questo grande dono che constatiamo ed accogliamo già dal sole che sorge, dalla luce che invade il mondo, dalla salute e dalla vita ancora a noi conservata, dal cibo. In questa particolare epoca storica che ha messo e sta continuando a mettere a dura prova la pazienza, la costanza nella fede, la fiducia nelle istituzioni, con la forza che viene dalla grazia oltre che dal buonsenso e dalla fiducia in Dio, occorrerà sviluppare ulteriormente la fiducia nella Provvidenza. Anche se ciò può sembrare retorica, dato il fermo produttivo e lavorativo, laddove tanti hanno perduto il lavoro, ci sono inquietanti incognite e le proiezioni economiche non lasciano intravvedere futuri luminosi, occorre continuare ad avere fiducia e sperare in un mondo migliore illuminato dalla luce di Dio e corroborato dalla comune coscienza e responsabilità personali ed istituzionali. Mangiare, bere, vestirsi sono cose che interessano anche Dio: Egli le considera “cose date in aggiunta” e certamente non le farà mancare venendo incontro ai bisogni ed alle inquietudini giornaliere. La preghiera insegnataci da Gesù tra le altre cose invita a chiedere a Lui il “pane quotidiano” a cominciare proprio da quello materiale. S. Antonio di Padova, il santo del “Pane dei poveri” afferma che il pane si dice tale, perché “si pone in tavola con ogni altro cibo”. Non mancherà il pane, né ogni altro cibo, né ogni altra cosa, se sapremo procacciarli con tutti i mezzi, confidando in Dio, sulla base anche di ciò che la saggezza popolare e proverbiale di sempre ha tramandato: «Dio vede e provvede». P. Angelo Sardone.