«Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione» (2Cor 1,4). Le lettere di S. Paolo, come tutti gli scritti ispirati e ritenuti tali dalla Tradizione, sono utili per la formazione e la crescita della dimensione della fede. Lo studio della teologia e del nuovo Testamento al di là dei Vangeli che costituiscono l’ossatura portante della fede, trova negli scritti degli Apostoli e, particolarmente di Paolo, una miniera profonda di insegnamenti che danno ragione alla speranza che è in noi. La seconda lettera ai Corinzi si pone in un contesto ben preciso di complementarietà tra l’annuncio fatto a voce e le indicazioni date secondo le notizie ricevute, per il bene della consistete comunità che si era costituita in una città famosa e complessa, centro di cultura greca e crocevia di pensiero e di religioni. Lo scritto si apre con un indirizzo di saluto ed un ringraziamento. È un modo di fare tipico dell’epistolario paolino che dà il tono e presenta i temi fondamentali. Quello della consolazione è un elemento che già i Profeti avevano annunziato quale caratteristica dell’era messianica presentata come conclusione delle prove ed inizio di un tempo di pace e di gioia. La consolazione cristiana proviene dalla sofferenza di Cristo e deve esse accolta come incoraggiamento, conforto, esortazione, con una vera e propria partecipazione e non passività. È Dio che consola in ogni tribolazione. Lo Spirito Santo, secondo l’insegnamento stesso di Gesù, è il consolatore per eccellenza perché riversa nell’animo la grazia e la forza necessaria per affrontare le difficoltà e non perdersi d’animo. P. Angelo Sardone